Ah, il Belgio!

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22 lug 2024

Birre

Birre

UN PO' DI STORIA

La storia della birra belga è profondamente intrecciata con quella dei monaci e delle abbazie. 

Le abbazie erano luoghi di innovazione e qualità in quanto i monaci, avendo accesso alle materie prime e alle conoscenze botaniche, svilupparono ricette uniche e tecniche di fermentazione avanzate per l'epoca.

La produzione della birra era indispensabile sia per l’autosostentamento alimentare dei monaci che per quello finanziario del monastero.

Inoltre nel Medioevo le epidemie dilagavano anche a causa della scarsa salubrità dell’acqua; la birra era più sicura, in quanto l’acqua per produrla veniva bollita e quindi sterilizzata.

Nel Belgio di allora, la birra non veniva aromatizzata con il luppolo; l'amaro proveniva da una miscela segreta di erbe e spezie chiamata gruit.

Il diritto di vendita del gruit, il Gruitrecht, era controllato da ecclesiastici o potenti della politica; un business non da poco, contando che serviva parecchio gruit per produrre la birra (e dalle documentazioni pervenuteci non vi è dubbio che all’epoca si bevesse e non poco!).

Dal XII secolo i monaci, esentati dall’obbligo di acquisto del gruit, iniziarono ad usare anche il luppolo, che permetteva di preservare meglio la birra garantendone una durata maggiore.

I belgi, d’altro canto, non hanno mai avuto un Reinheitsgebot (“Editto della Purezza”), perciò le antiche tradizioni che prevedevano l’uso di erbe e spezie in aggiunta al luppolo sono sopravvissute; in generale, come si sarà capito, viene data più importanza ai malti che ai luppoli.

Alla base dell’unicità della birra belga c’è l’utilizzo di ceppi di lieviti differenti tra loro che caratterizzano il risultato finale.

Sono proprio i lieviti ad essere il comune denominatore dell’immensa varietà di colori, gradazioni alcoliche, lieviti e microrganismi, fermentazioni in botte, spontanee e miste, l’utilizzo di spezie, cereali non maltati, profumi e innumerevoli note fruttate e di caramello che formano il vastissimo panorama birraio del Belgio.

In questo panorama si possono identificare degli stili brassicoli, ma i belgi hanno un approccio parecchio artigianale verso l’arte di fare la birra; il birrario è un artista e non può sentirsi legato a categorie preesistenti, tant’è che più di metà delle birre belghe non può essere classificata in uno stile preciso.

Proprio questa variegata cultura della birra unica al mondo è stata riconosciuta come Patrimonio Immateriale dell'Umanità dall'UNESCO nel 2016.

Per preservare e tramandare la cultura birraia belga sono fondamentali alcuni dettagli tecnici.

La scelta del giusto bicchiere per esaltare aroma e gusto, la sua pulizia e preparazione, la tecnica di spillatura e taglio della schiuma sono fattori fondamentali per apprezzare pienamente il lavoro svolto dai mastri birrai.

Per quanto ci riguarda abbiamo iniziato questa diffusione culturale di prodotti portando Stella Artois per la prima volta a Bologna nel 1974.

Da allora ci impegniamo a selezionare birrifici che possano rispecchiare le unicità e le caratteristiche finora raccontate.

Immergiti nel nostro sito e scopri i protagonisti di ieri e di oggi del meraviglioso mondo della birra belga!

UN PO' DI STORIA

La storia della birra belga è profondamente intrecciata con quella dei monaci e delle abbazie. 

Le abbazie erano luoghi di innovazione e qualità in quanto i monaci, avendo accesso alle materie prime e alle conoscenze botaniche, svilupparono ricette uniche e tecniche di fermentazione avanzate per l'epoca.

La produzione della birra era indispensabile sia per l’autosostentamento alimentare dei monaci che per quello finanziario del monastero.

Inoltre nel Medioevo le epidemie dilagavano anche a causa della scarsa salubrità dell’acqua; la birra era più sicura, in quanto l’acqua per produrla veniva bollita e quindi sterilizzata.

Nel Belgio di allora, la birra non veniva aromatizzata con il luppolo; l'amaro proveniva da una miscela segreta di erbe e spezie chiamata gruit.

Il diritto di vendita del gruit, il Gruitrecht, era controllato da ecclesiastici o potenti della politica; un business non da poco, contando che serviva parecchio gruit per produrre la birra (e dalle documentazioni pervenuteci non vi è dubbio che all’epoca si bevesse e non poco!).

Dal XII secolo i monaci, esentati dall’obbligo di acquisto del gruit, iniziarono ad usare anche il luppolo, che permetteva di preservare meglio la birra garantendone una durata maggiore.

I belgi, d’altro canto, non hanno mai avuto un Reinheitsgebot (“Editto della Purezza”), perciò le antiche tradizioni che prevedevano l’uso di erbe e spezie in aggiunta al luppolo sono sopravvissute; in generale, come si sarà capito, viene data più importanza ai malti che ai luppoli.

Alla base dell’unicità della birra belga c’è l’utilizzo di ceppi di lieviti differenti tra loro che caratterizzano il risultato finale.

Sono proprio i lieviti ad essere il comune denominatore dell’immensa varietà di colori, gradazioni alcoliche, lieviti e microrganismi, fermentazioni in botte, spontanee e miste, l’utilizzo di spezie, cereali non maltati, profumi e innumerevoli note fruttate e di caramello che formano il vastissimo panorama birraio del Belgio.

In questo panorama si possono identificare degli stili brassicoli, ma i belgi hanno un approccio parecchio artigianale verso l’arte di fare la birra; il birrario è un artista e non può sentirsi legato a categorie preesistenti, tant’è che più di metà delle birre belghe non può essere classificata in uno stile preciso.

Proprio questa variegata cultura della birra unica al mondo è stata riconosciuta come Patrimonio Immateriale dell'Umanità dall'UNESCO nel 2016.

Per preservare e tramandare la cultura birraia belga sono fondamentali alcuni dettagli tecnici.

La scelta del giusto bicchiere per esaltare aroma e gusto, la sua pulizia e preparazione, la tecnica di spillatura e taglio della schiuma sono fattori fondamentali per apprezzare pienamente il lavoro svolto dai mastri birrai.

Per quanto ci riguarda abbiamo iniziato questa diffusione culturale di prodotti portando Stella Artois per la prima volta a Bologna nel 1974.

Da allora ci impegniamo a selezionare birrifici che possano rispecchiare le unicità e le caratteristiche finora raccontate.

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UN PO' DI STORIA

La storia della birra belga è profondamente intrecciata con quella dei monaci e delle abbazie. 

Le abbazie erano luoghi di innovazione e qualità in quanto i monaci, avendo accesso alle materie prime e alle conoscenze botaniche, svilupparono ricette uniche e tecniche di fermentazione avanzate per l'epoca.

La produzione della birra era indispensabile sia per l’autosostentamento alimentare dei monaci che per quello finanziario del monastero.

Inoltre nel Medioevo le epidemie dilagavano anche a causa della scarsa salubrità dell’acqua; la birra era più sicura, in quanto l’acqua per produrla veniva bollita e quindi sterilizzata.

Nel Belgio di allora, la birra non veniva aromatizzata con il luppolo; l'amaro proveniva da una miscela segreta di erbe e spezie chiamata gruit.

Il diritto di vendita del gruit, il Gruitrecht, era controllato da ecclesiastici o potenti della politica; un business non da poco, contando che serviva parecchio gruit per produrre la birra (e dalle documentazioni pervenuteci non vi è dubbio che all’epoca si bevesse e non poco!).

Dal XII secolo i monaci, esentati dall’obbligo di acquisto del gruit, iniziarono ad usare anche il luppolo, che permetteva di preservare meglio la birra garantendone una durata maggiore.

I belgi, d’altro canto, non hanno mai avuto un Reinheitsgebot (“Editto della Purezza”), perciò le antiche tradizioni che prevedevano l’uso di erbe e spezie in aggiunta al luppolo sono sopravvissute; in generale, come si sarà capito, viene data più importanza ai malti che ai luppoli.

Alla base dell’unicità della birra belga c’è l’utilizzo di ceppi di lieviti differenti tra loro che caratterizzano il risultato finale.

Sono proprio i lieviti ad essere il comune denominatore dell’immensa varietà di colori, gradazioni alcoliche, lieviti e microrganismi, fermentazioni in botte, spontanee e miste, l’utilizzo di spezie, cereali non maltati, profumi e innumerevoli note fruttate e di caramello che formano il vastissimo panorama birraio del Belgio.

In questo panorama si possono identificare degli stili brassicoli, ma i belgi hanno un approccio parecchio artigianale verso l’arte di fare la birra; il birrario è un artista e non può sentirsi legato a categorie preesistenti, tant’è che più di metà delle birre belghe non può essere classificata in uno stile preciso.

Proprio questa variegata cultura della birra unica al mondo è stata riconosciuta come Patrimonio Immateriale dell'Umanità dall'UNESCO nel 2016.

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